Uomo sul divano al computer
Donna che ascolta con le cuffie
Uomo che usa il telefono
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LE STORIE

CONOSCIAMO LA STORIA DI ATTILIO

Ciao, io sono Attilio e sarò … il “tuo” infermiere di riferimento.

Chi ti ha accompagnato?

Questo è il modo in cui, più o meno mi presento ad ogni nuovo paziente.
Questo è il modo in cui più o meno comincia il nostro viaggio insieme.
Questo è il modo in cui “ti prendo in carico”.

Ai miei pazienti, cerco di donare la PAZIENZA. Perché guarire richiede innanzi tutto adattamento e adattarsi … richiede tempo. E ci saranno giorni buoni, ma ci saranno sicuramente anche giorni cattivi, da cui nessuno potrà preservarli. Ci sarà la fiducia, ma talvolta prenderà il sopravvento la paura. Ci saranno parole, tante parole, ma anche lunghi, lunghissimi silenzi.
Dono loro pazienza … poi mi metto al loro fianco e faccio il mio dovere, con gentilezza.”

La “presa in carico” è questo. Accompagnare un malato, un malato di carcinoma uroteliale nella fattispecie, dal momento del pre-ricovero a … a quando, non si sa. Anche quando le cure saranno finite, anche se tutto sarà andato per il meglio … noi ci saremo per una telefonata, un dubbio, una parola prima e dopo l’esame di controllo. Noi saremo lì. E poi quando si arriva per il pre-ricovero si ha una sola priorità: sapere come andrà a finire...

Chi ti ha accompagnato? Ed è una domanda su cui insisto perché questo viaggio è importante non farlo da soli fin dall’inizio. Ci sarò io, o chi per me. Ma non basta. Portate qualcuno con voi. Questo è il nostro consiglio. Qualcuno che senta dall’inizio, che senta tutto, ogni parola, ogni spiegazione … e che sia concentrato su ciò di cui potreste avere bisogno quando voi sarete giustamente concentrati solo sul guarire. E la guarigione ognuno la abita con la propria pancia e la propria testa … a modo suo insomma, come è giusto che sia. Non esistono percorsi certi … ma armi sì, e avere un compagno di viaggio è forse, la più preziosa.

Poi arriva il momento del ricovero e cambia tutto. C’è stata la metamorfosi. Ancora non c’è stato l’intervento, ma in qualche maniera la paura di non farcela è stata sopravanzata da quella di capire tutto, tutto circa quello che sarà “il dopo”. Si sente il bisogno di risposte. Risposte a mille domande. Domande che per qualche motivo non sono state fatte al chirurgo, o al quale lui non ha risposto. Domande legittime. Domande a cui, chi incontra sulla propria strada questa brutta malattia, vuole delle risposte.
E noi siamo lì, naturalmente. E cerchiamo di dare tutte le risposte di cui siamo capaci. Ci siamo preparati per quello. Abbiamo studiato … e non parlo solo di libri, ma di altri pazienti che abbiamo avuto modo di incontrare e da loro e con loro abbiamo imparato altre risposte.

Le Associazioni come Palinuro sono fondamentali per questo, perché i loro volontari non “hanno” la risposta, più di frequente “sono” la risposta.

E allora tutti insieme, i pazienti, i medici, noi, i loro cari, gli ex pazienti, tutti insieme, nessuno escluso, tutti insieme, con una giusta dose di “pazienza”, tutti insieme … ce la possiamo fare.

Attilio